Sulle frontiere del Far-West by Emilio Salgari

Sulle frontiere del Far-West by Emilio Salgari

autore:Emilio Salgari
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: Letteratura italiana
pubblicato: 2016-07-07T00:00:00+00:00


L'ASSALTO DELL'ORSO GRIGIO

Gli orsi neri, bruni e giallastri, poiché nelle terre gelate dell'America britannica se ne trovano anche di questo colore, godono la fama d'essere un po' stupidi, ma fanno però una discreta impressione.

Generalmente sono animali pacifici che, non disturbati e soprattutto non feriti, se ne vanno per loro conto di selva in selva, cercando bacche ed alveari di api selvatiche, essendo ghiottissimi del miele.

La presenza dell'uomo basta, di solito, a metterli in fuga, quantunque siano dotati di una robustezza eccezionale e posseggano denti ed unghie formidabili e non manchino, se si offre loro l'occasione, d'un coraggio straordinario.

Come però abbiamo detto, amano meglio evitare i combattimenti e russare tre o quattro mesi dell'anno nascosti dentro una spaccatura o nel cavo d'un albero vecchissimo, senza aprire mai gli occhi.

Il grizzly o, come lo chiamano scherzando i cacciatori di montagna americani, l'old Ephraim, è ben diverso dagli altri ed affronta risolutamente, con una ferocia e con uno slancio inaudito, così l'uomo bianco come il rosso, a piedi o a cavallo. Dobbiamo dire che quest'orso americano, poiché non si trova in nessun altro continente, è il più gigantesco di tutti.

Nelle forme, e anche un po' nella tinta, somiglia all'orso bruno europeo, ma è straordinariamente più robusto e la sua lunghezza sorpassa talvolta perfino i due metri e venti centimetri, ed il suo peso la mezza tonnellata, ossia i cinquecento chilogrammi!...

Il suo pelame è un po' bruno oscuro che tira qualche volta al grigiastro, assai lungo, arruffato come quello d'uno di quei giganteschi scimmioni delle isole indo-malesi chiamati miass; la sua fronte è larghissima, gli orecchi e la coda brevi, gli occhi bruno-rossicci, e che razza d'unghie!... Misurano spesso perfino dodici ed anche più centimetri, salde, compatte, formidabili, e formano l'orgoglio dei cacciatori indiani i quali amano mostrarle all'estremità dei mocassini.

Vivono, questi terribili plantigradi, per lo più sulle montagne, sulle sierre o dentro i profondi cañon, però non è raro incontrarli perfino in vicinanza delle terre polari dove, cosa strana, si accoppiano con quelli bianchi, formando una razza bastarda che è la giallastra.

Al pari degli altri, d'inverno cadono in letargo e si rifugiano in qualche crepaccio ed è appunto quando si risvegliano che diventano pericolosissimi.

Spinti dalla fame, dopo aver seguito le rive dei fiumi, essendo più abili pescatori che arrampicatori, assalgono con ferocia incredibile uomini ed animali, e guai a chi cade fra le loro zampe, poiché la forza che posseggono è tale da spezzare con una stretta sola le costole più salde, perfino quelle d'un bisonte.

***

L'indian-agent, vedendo il terribile animale avanzarsi sul cornicione, così grosso da impedire il passaggio perfino ad un cane di prateria, si era prontamente ritirato, prima, per sua fortuna, di essere stato scorto.

In un batter d'occhio aveva girato sui talloni e si era slanciato verso i compagni i quali stavano cercando affannosamente un antro aperto nella muraglia rocciosa che fosse così capace da contenerli tutti.

– Eccolo!... – esclamò con voce rotta.

– Chi? – chiese Giorgio.

– Il grizzly•

– Non ti eri ingannato, dunque? – chiese Harry.

– No: ho udito altre volte il fremito di quelle brutte bestie sulla Sierra Verde ed anche sulla Nevada.



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